Quello della crisi è ormai un argomento quotidiano. Sui giornali, in televisione, parlando con amici o conoscenti, nei luoghi pubblici, in azienda ormai quello della crisi e quindi del cambiamento è diventato un mantra. Ma è proprio sempre così?
La crisi e il cambiamento sono due argomenti strettamente correlati.
Eppure molto spesso quando si parla di cambiamento o si affronta il tema della trasformazione si rischia di cadere nella facile trappola del credere che le due cose siano disgiunte.
In realtà, citando il cambiamento, parliamo semplicemente di qualcosa che si trasforma molto velocemente intorno a noi e che è generato dall’ambiente circostante o da scelte che noi stessi facciamo. Quindi possiamo dire che la trasformazione avviene perché noi scegliamo di cambiare qualcosa, o perché l’ambiente circostante si trasforma in modo più veloce di quanto noi non siamo in grado di gestire. In ognuno di questi casi parliamo di cambiamento. La definizione “crisi” è uno dei significati che diamo al cambiamento. In realtà in ogni cambiamento ci sono difficoltà, minacce, pericoli e incertezze da affrontare e nello stesso tempo ci sono opportunità, nuove situazioni, trasformazioni che si possono rivelare assolutamente proficue.
Il più interessante degli aspetti è che nella maggior parte delle situazioni noi chiamiamo crisi una trasformazione che avviene dall’esterno e che non siamo in grado di governare. Semplificando possiamo dire che il cambiamento è qualcosa che scegliamo di mettere in atto; la crisi è un cambiamento che arriva dall’esterno e che per qualche motivo non ci piace, non ci è gradito, o pensiamo che rappresentano una minaccia. Le difficoltà di stabilire un confine fra ciò che parte da dentro di noi e ciò che arriva da fuori e ci condiziona, è determinato dal fatto che, sia nel cambiamento che nella crisi, il maggiore contributo alle esperienze è rappresentato proprio dalle nostre emozioni.
Ecco che allora un cambiamento che contiene paura, sconforto o frustrazione viene denominato crisi. Governare tutto questo è più semplice di quanto non appaia a prima vista.
Partiamo dal presupposto che il cambiamento è nella natura di tutte le cose. Questo significa che noi abbiamo la possibilità di generare e governare il cambiamento oppure subirlo. La metafora del fiume è quella che meglio rende l’idea di ciò che significa il cambiamento per ognuno di noi. Provate ad immaginare un fiume impetuoso che scende verso valle; immaginate di esserci immersi dentro e dover in qualche modo contrastare la forza del fiume.
La cosa è anche fattibile fin tanto che ci si trova in una zona di poca corrente. Ma cosa accadrebbe in una zona dove la corrente è molto forte?
In questo caso è evidente che non è possibile riuscire a risalire il fiume solo con la forza delle nostre braccia e delle nostre gambe. Le persone che rifiutano il cambiamento sono come persone che cercano di risalire il fiume nuotando. Queste sono le situazioni nelle quali lo sforzo per contrastare il cambiamento diventa sacrificio e sconforto. Il dolore e l’avversione al cambiamento si trasforma in ciò che comunemente chiamiamo crisi.
Fermatevi ora un attimo a pensare ad una situazione analoga, dove la scelta non è quella di contrastare il fiume ma quella di discenderlo.
Possono succedere due cose. La prima, ci si lascia trasportare dal fiume senza governare in alcun modo la discesa; la seconda si sceglie la direzione che si desidera nel fiume.
Nella prima situazione, indubbiamente, la fatica e il dolore non sono così forti e la crisi non è così immediatamente percepita. Il problema è che se ci lasciamo trasportare dal fiume non è assolutamente detto che arriveremo dove vogliamo arrivare. Il fatto è che non ce ne accorgiamo subito, potremmo accorgercene dopo molto tempo, quando siamo arrivati in un luogo che potrebbe non piacerci affatto. Inoltre potrebbe non essere più possibile tornare indietro. Questo è il classico atteggiamento che guida le persone maggiormente fataliste, che attribuiscono molta importanza alla fortuna e alla sfortuna e che non hanno del tutto la percezione di governare la loro vita.
Se da una parte le persone che cercano di risalire il fiume talvolta risultano agli occhi degli altri particolarmente aggressive, le persone che si lasciano trasportare tendono a lamentarsi di ciò che accade intorno a loro.
Esiste un terzo tipo di atteggiamento che è quello di coloro che desiderano scegliere la direzione facendosi spingere dalla corrente.
Non so chi di voi abbia mai provato un’esperienza di Hydrospeed, esperienza nella quale il divertimento sta nel discendere un fiume governando la propria direzione con il solo aiuto di una piccola tavoletta a forma di bob. Su questa, che fa da sostegno e da scudo, si appoggiano le braccia ed il busto; si dispone inoltre di un caschetto, un giubbottino di salvataggio e di pinne. Il divertimento sta nel discendere il fiume governando la propria discesa con un po’ di tecnica e molto coraggio.
La cosa che mi ha colpito di più vivendo quest’esperienza è stata quella di comprendere i tre elementi fondamentali per compiere una discesa efficace. Il primo è quello di mantenere un buon ASSETTO, ovvero governare la propria posizione nel fiume, cosa che consente di poter condurre meglio la propria tavoletta.
La seconda cosa da fare è riuscire ad ANTICIPARE la corrente generata dal percorso del fiume ovvero rapide, cascate e zone di acqua ferma.
Come ultima cosa è necessario disporre di una VELOCITA’ sufficiente per poter governare, anche se tante volte questa stessa crea adrenalina o… paura!
Quando ci si trova poi di fronte ad un salto salto o una rapida con la schiuma bianca e l’acqua che urla, è il nostro coraggio che fa la differenza. In questo momento la nostra capacità di usare ed indirizzare le emozioni determina il valore della nostra esperienza: la nostra discesa può così trasformarsi in un incubo o nel più divertente dei giochi!
Trovo che questo sia straordinariamente ispirante per comprendere cosa significa governare il cambiamento.
Le persone che ho conosciuto e che hanno maggiore capacità di gestire o addirittura generare cambiamenti significativi,sono persone che hanno le idee chiare su dove vogliono andare e che dispongono di queste caratteristiche di base.
Riescono a mantenere l’assetto, ad esempio quello valoriale, ricordandosi sempre che sono e cosa vogliono ottenere mentre corrono verso i loro obiettivi. Sanno anticipare gli eventi creando nuove opportunità, cosa che, spesso e volentieri, in azienda viene chiamato innovazione e nella vita creatività. Hanno il coraggio di andare veloci per far sì che il cambiamento sia un’opportunità e non una minaccia.
Persone con questa abilità naturali vengono definite leader!
In conclusione credo che la differenza fra la crisi e il cambiamento stia proprio in questo: cambiare significa decidere dove andare anche quando le condizioni esterne sembrano totalmente avverse; crisi è quell’aspetto del cambiamento che non accettiamo perché arriva da fuori e ci trova impreparati nel governare la trasformazione stessa.
Cavalcare il cambiamento può risultare molto divertente, come fare Hydrospeed ma attenzione: ricordati di comprendere qual’è il tuo assetto, scegli la tua velocità e anticipa un po’, fin dove puoi, gli eventi!


Crisi, cambiamento e performance
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